Mar 17

Hypotonic Phlebopathy (varicose symptoms without varicose veins) The “Acireale Project”

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Hypotonic Phlebopathy (varicose symptoms without varicose veins) The “Acireale Project”

Mercoledì 1 MArzo 2000

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Sin dal 1982 gli Autori hanno studiato i pazienti con sintomi varicosi ma senza varici, proponendo inizialmente il termine di insufficienza venosa cronica ab initio a sottolineare che il disturbo non è secondario ad una malattia acuta. Studi successivi hanno puntualizzato che il suo fulcro fisiopatologico è la riduzione del tono venoso e quindi è stato proposto il termine di flebopatia ipotonica. Dopo i preliminari studi di fisiopatologia, dal 1989 al 1992 è stato realizzato uno studio epidemiologico (Progetto Acireale) che ha indicato una prevalenza del 15,90%.

L’argomento è stato presentato e vivacemente discusso in numerosi meeting internazionali (1995: Mediterranean Congress of Angiology, Corfù; World Congress of International Union of Angiology, London; Dedicaded Breakfast Session during the World Congress of International Union of Phlebology, London). È stato ampiamente discusso durante la Consensus Conference on Chronic Venous Insufficiency di Abbay de Cernay, 1996.

Due studi simili condotti in Francia nel 1992 hanno descritto quadri clinici sovrapponibili con una analoga prevalenza (15%).

Il lavoro è la pubblicazione in lingua inglese dei risultati dello studio epidemiologico, con il commento di Hugo Partsch (Presidente della UIP).

Ever since 1982 the Authors have been interested in varicose symptoms without varicose veins. Caring out several pilot studies they initially proposed the term of Venous Insufficiency, chronic ab initio, underling that the syndrome start always without any acute phlebopathy. Further studies showed that the syndrome’s milestone is the reduction of the venous tone, and the term of Hypotonic Phlebopathy has been proposed. The topic has been discussed during several international meetings (1995: Mediterranean Congress of Angiology, Corfu; World Congress of International Union of Angiology, London; Dedicated Breakfast Session during the World Congress of International Union of Phlebology, London; 1996: Consensus Conference on Chronic Venous Insufficiency, Abbay de Cernay).

Two independent studies realized in France in 1992, described similar clinical features, with the same prevalence showed by the Acireale Project (15 vs. 15,90%).

The paper is the official publication of the results of the Acireale Project, with the comments of Hugo Partsch (President of UIP).

Permalink link a questo articolo: http://www.andreozzi.eu/andreozziangiologia/2003/03/hypotonic-phlebopathy-varicose-symptoms-without-varicose-veins-the-acireale-project/

Mar 16

Flow Dynamics and Pathophysiological Mechanisms of Diseases of Lower Limb Arteries

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Flow Dynamics and Pathophysiological Mechanisms of Diseases of Lower Limb Arteries

Martedi 23 Luglio 1996

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… in Salmasi M & Strano A (eds) Angiology in Practice, 251-270, Kluwer Ed, London, 1996

Hemodynamic, Pathophysiology, Microcirculation and Clinic Features of Peripheral Arterial Disease.

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Mar 16

Dynamic Measurement and Functional Assessment of TcPO2 and TcPCO2 in Peripheral Arterial Diseases

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Sabato 16 Marzo 1996

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Journal of Cardiovascular Diagnosis and Procedures 1996 13, 2:155-163

The paper analyzes the main physical and pathophysiological topics of the transcutaneous measurement of pO2 and pCO2, with the most important functional tests and their clinic significance.

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Mar 14

Il management intensivo dell’arteriopatia periferica in fase avanzata

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Il management intensivo dell’arteriopatia periferica in fase avanzata

Venerdì 30 Novembre 2001

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L’arteriopatia obliterante periferica (AOP) in fase avanzata include diversi aspetti fisiopatologici e clinici, di cui gli stadi 3 e 4 della classificazione di Leriche e Fontaine rappresentano senza dubbio il gruppo più consistente,Dal 1989 essi sono indicati con il termine di !schemia Cronica Critica degli Arti Inferiori (critical leg ischaemia, CLI), quadro clinico con elevato rischio di amputazione. La fisiopatologia, tuttavia, suggerisce di includere in questo gruppo a rischio anche i pazienti con claudicazione severa o invalidante (stadio 2B di Fontaine), nei quali la capacità deambulatoria dipende più dall’acidosi metabolica che non dalla riduzione

dell’apporto di ossigeno. Sul piano epidemiologico e clinico, anche questi pazienti presentano un rilevante rischio di evoluzione verso la CLI e di amputazione e le recenti linee guida della TASC indicano il valore di 70 mmHg  di pressione alla caviglia come cut-off per la diagnosi di CLI o comunque di rischio di CLI.

L’indicazione terapeutica principale di questa fase della storia naturale dell’arteriopatia periferica è senza dubbio la rivascolarizzazione

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Gen 31

Ischemia Critica degli Arti Inferiori

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Ischemia Critica degli Arti Inferiori

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Presse Mèdicale 1993 (edizione italiana) supplemento al n. 3, marzo

Un saggio clinico su un argomento ancora in pieno divenire eracliteo è di difficile stesura poiché si rischia di includere nella trattazione argomenti e riflessioni che dmani potrebbero essere esclusi e di tralasciarne altri che invece saranno nosograficamente inseriti nel contesto di cui si tratta.

Ischemia critica può essere tutto, un quadro evolutivo dell’arteriopatia obliterante cronica priferica, ma anche un’ischemia acuta che evolve lentamente, senza la drammaticità dell’evento acuto fulminante, che sui libri di scuola abbiamo imparato essere caratterizzato dal dolore improvviso, a colpo di frusta, da pallore e ipotermia, marcati e precoci, per il quale si deve agire entro un massimo di sei-dieci ore.

Ritenendo l’ischemia critica degli arti una fase evolutiva della storia naturale della insufficneza arteriosa periferica, posso seguire due tali differenti, trattare l’ischemia critica sensu strictiori, o inserirla nel contesto della storia naturale della malattia; la scelta non è semplice e di certo prenderà corpo soltanto durante il lavoro…

settembre 1992

Da cinque mesi, continuo a chiedermi se fosse stato meglio limitare la trattazione ai capitoli sulla ischemia critica. Forse sarei stato più essenziale nell’informazione, ma non so se sarei stato altrettanto chiaro.

Probabilmente non sarebbe stata una cattiva soluzione lasciare al lettore la libertà di inquadrare il momento dell’ischemia critica nella storia naturale della arteriopatia periferica. Forse la scelta fatta è stata dettata, piuttosto che da una reale esigenza dottrinaria che pure esiste, da una deformazione metodologica di cui sono schiavo e che mi obbliga ad avere io e dare agli altri una visione completa del problema. Forse è stato superfluo, e ne chiedo scusa, ma i miei Maestri, i miei Studenti ed i miei Malati mi hanno plasmato così!

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